Una visita a Siena, che sia per la prima volta o per l’ennesima, non può prescindere da una puntata alla cattedrale, gioiello architettonico di ineguagliabile ricchezza.
Arroccato sul colle di Santa Maria, in posizione dominante visibile da ogni lato della città e anche dal suburbio, il duomo, come viene comunemente chiamato, è l’unico edificio senese interamente rivestito di marmo, bianco della Montagnola, intervallato da strisce nero/verde/grigio provenienti dalla stessa zona.
Dedicato fin dalle origini alla Madonna Assunta, presenta una ricchissima facciata che ricorda un trittico dipinto, o forse più un reliquiario d’oro e di gemme preziose. Questa fu progettata da Giovanni Pisano, che ne scolpì personalmente le statue dei profeti e filosofi (fra cui Platone, Aristotele e le due uniche presenze femminili, oltra alla Vergine, di Maria di Mosè e della Sibilla). Sugli spigoli, lupe con funzione di gargouilles fanno sgocciolare l’acqua piovana dei tetti lontano dai marmi.
Le statue che vediamo oggi sulla facciata sono copie di ‘800-‘900. Gli originali sono conservati nel vicino Museo dell’Opera Metropolitana, dove le si può osservare da molto vicino. La parte alta della facciata, sopra ai portali, è stata portata avanti da altre maestranze nel Trecento inoltrato. Da fuori non si intuiscono i colori della vetrata cinquecentesca del Pastorino, rappresentante L’Ultima cena.
In cima, tre timpani rivestiti di mosaici dorati risalenti al secondo Ottocento, illustrano temi mariani: a sinistra, la Madonna bambina che sale agilmente i gradini del tempio di Gerusalemme, a destra la Natività, e al centro l’Incoronazione della Vergine come Regina dei Cieli. Qui non è presente il tema dell’Assunzione, che si trova invece all’interno, nella vetrata di Duccio di Buoninsegna.
Ai piedi della facciata, sul sagrato in cima alla scalinata si ergono due colonne antiche, con in cima la Lupa che allatta i gemelli, simbolo di derivazione romana della Siena repubblicana, fondata secondo la leggenda da Senio e Aschio, nipoti di Romolo (vedi articolo dedicato).
Sul lato sinistro, la cattedrale si collega al palazzo Arcivescovile, costruito nel corso del Settecento. Vicino al punto di innesto fra i due edifici vi è una singolare pietra dalla funzione apotropaica che si mimetizza nel marmo bianco: il cosiddetto quadrato magico del SATOR, a cui dedicherò un prossimo articolo.
Il fianco destro della cattedrale fu rivestito di marmi solo nella seconda metà del Seicento, in epoca barocca e per interessamente del papa senese Alessandro VII, dopo che fu demolito l’antico palazzo vescovile che si trovava adiacente al duomo, sul lato opposto dell’attuale.
Sempre sul fianco destro si apre la Porta del Perdono, antico accesso per chiedere le indulgenze, sormontata da una lunetta scolpita da Donatello raffigurante la Madonna con Gesù Bambino. Anche in questo caso si tratta di una copia. L’originale è custodito nel museo.
Infine, infondo al fianco destro del duomo si apre piazza Iacopo della Quercia. Questa è stata ricavata all’interno della mole incompiuta del cosiddetto Duomo Nuovo, che avrebbe dovuto innestarsi sul fianco del vecchio, ma che rimase interrotto dopo la pestilenza del 1348. Per terra si possono individuare le sezioni dei pilastri che avrebbero dovuto suddividere lo spazio in tre navate. L’unica realizzata, quella di destra, è stata tamponata a fine Ottocento per ricavare al suo interno il Museo dell’Opera Metropolitna, che contiene capolavori quali la Maestà e la Vetrata di Duccio di Bunonsegna, le statue di Giovanni Pisano, pitture, sculture e pregevoli oreficerie di molti altri artisti senesi.
Dai piani alti del Museo dell’Opera si può accedere tramite una suggestiva scala a chiocciola al Facciatone, terrazza panoramica a due livelli ricavata sulla facciata incompiuta, che offre un affaccio di straordinaria bellezza sui tetti della città, fino ai confini della provincia di Siena.
Vi propongo una visita guidata alla piazza Duomo e ai tesori del Museo dell’Opera Metropolitana.
Tempo suggerito: 1 ora e mezzo.