Passeggiando per le strade e le piazze di Siena non è raro imbattersi in una colonna che sorregge la Lupa che allatta i gemelli. Ce ne sono svariate: una per ogni terzo (Camollia, Città, San Martino) e una accanto agli edifici più importanti, come il Palazzo Pubblico. Sul sagrato del duomo ce ne sono addirittura due.
Il mito della lupa è naturalmente di origine romana, e i gemelli sono Romolo e Remo, figli di Rea Silvia e del dio Marte. Non tutti sanno che Siena ha adottato questo simbolo già sul finire del Trecento, per mostrare al mondo la propria fedeltà a Roma e prendere le distanze dalla rivale, Firenze.
Sempre in quel periodo fu codificata la leggenda secondo la quale Remo, gemello di Romolo, ebbe una moglie e dei figli prima di finire ucciso dal sangue del suo sangue, come nella Bibbia accade ad Abele, per mano di Caino. I suoi figli si chiamavano Senio e Aschio e fuggirono da Roma e dallo zio Romolo che li aveva resi orfani di padre e voleva uccidere anche loro, per regnare incontrastato sulla nuova città, che proprio da lui aveva preso il nome.
La storia (in questo caso la leggenda) si ripete: a suo tempo gli stessi Romolo e Remo erano stati messi dalla madre in una cesta sul Tevere per sottrarli alle ire dello zio Numitore, che aveva ucciso il loro nonno per usurparne il potere. Una lupa (che in latino vuol dire una prostituta, quindi una donna, e non un animale) trovò la cesta e intenerita allattò i gemelli adottandoli e salvandoli da morte certa.
Se vi appassionano miti e leggende e la loro rappresentazione nell’arte vi segnalo un meraviglioso ciclo pittorico di primo Quattrocento a Foligno, in palazzo Trinci, dedicato proprio a questo soggetto.
Senio e Aschio presero un cavallo bianco e uno nero (all’origine della Balzana, lo scudo simbolo di Siena) e cominciarono a galoppare verso nord, ma non prima di aver trafugato la Lupa bronzea dal Campidoglio, per non dimenticare le proprie origini. Giunti in Etruria del Nord (oggi Toscana meridionale), sulle rive del torrente Tressa, accesero un fuoco in onore degli dei. Dalle fiamme si levarono una fumata bianca e una nera, da loro interpretate come auspicio favorevole a fermarsi in quel luogo e fondare una nuova città, come avrebbe dovuto fare loro padre, insieme al gemello. Dal maggiore dei due, Senio, deriverebbe il nome di Siena.
Lo zio Romolo mise sulle loro tracce due soldati, Camulio e Montorio, da cui deriverebbero i toponimi dei colli di Camollia e Castel Montorio, che insieme al colle di Santa Maria occupano il centro storico di Siena.
Fin qui la leggenda. Le notizie storiche confermano che Siena fu fondata dai romani in epoca augustea.
L’antica Fonte Gaia in piazza del Campo (quella attuale è un rifacimento ottocentesco di Tito Sarrocchi) aveva sui parapetti due bellissime statue femminili scolpite da Jacopo della Quercia, che raffiguravano Rea Silvia e Acca Larentia, rispettivamente madre e nutrice (la famosa Lupa) di Romolo e Remo, prova che nel Rinascimento il mito della fondazione romana veniva alimentato. Le statue sono conservate oggi all’interno degli spazi museali dell‘Ospedale di Santa Maria della Scala.
La lupa che allatta i gemelli vuole ricordare che Siena si è sempre nutrita del rassicurante legame con Roma. Numerosi sono i legami culturali fra Roma e Siena, su tutti il santo patrono, Ansano, giovane cavaliere cristiano fuggito da Roma e martirizzato a Siena nel IV secolo.
Moltissimi sono stati i senesi che nel corso dei secoli hanno fatto carriera a Roma. Alcuni sono diventati pontefici, altri poeti, artisti, scrittori.
Altre lupe si trovano sulle porte principali della città, Camollia e Romana, in direzione nord e sud.
Lupe dipinte o forgiate nel ferro si trovano all’interno del Palazzo Pubblico, una lupa a mosaico accoglie i visitatori sul pavimento del duomo di Siena.
In antico, i borghi del contado assoggettati a Siena esibivano anch’essi la lupa, come si vede ancora oggi a Montalcino. Quelli che mostravano invece un Leone Marzocco erano assoggettati a Firenze (come ad esempio Montepulciano).
Secondo i puristi, la lupa romana e la lupa senese si distinguerebbero da un particolare: la prima avrebbe il muso rivolto in basso verso i gemelli, mentre la seconda avrebbe il muso dritto davanti a sè orientato in direzione sud, cioè verso Roma. L’itinerario guidato su questi temi che vi propongo si potrebbe intitolare “Siena. Alle origini del mito“. Tempo suggerito: 2 ore e mezzo